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- Droghe leggere: Marijuana e Hascisc -

 

Concentreremo la nostra attenzione sulle droghe leggere più diffuse tra i giovani: marijuana e hascisc.

In realtà di queste esistono innumerevoli varianti: jamaica, mexico, hindu kush, k2, eccetera, ma sono solo differenti per provenienza e qualità. Derivano, infatti, dalla stessa pianta, la cannabis o canapa, utilizzata anche per usi completamente diversi.

Le fibre sono utilizzate da millenni per produrre corde e tessuti di ottima qualità, mentre le foglie e i fiori essiccati danno origine alla marijuana, la resina all’hascisc e, distillando con un solvente le foglie macinate, si ottiene l’olio di hascisc.

È da notare che non esiste distinzione, da un punto di vista botanico* (vedi nota a fondo articolo), tra la Cannabis sativa (adatta per la fibra tessile) e la Cannabis indica (adatta per la produzione di “erba”), esistono solo distinzioni nella quantità di principio attivo (detto anche psico-attivo) presente, il Thc (tetraidrocannabinolo) chiamato anche cannabinolo.

Il Thc si trova in percentuale crescente dalla marijuana all’hascisc all’olio, rispettivamente il valore è circa del 0.5-5 %, 2-20 % e 15-50 %. Questo implica che l’hascisc sia più “forte” della marijuana, ma nella pratica tutto dipende dalla quantità effettiva che se ne assume.

È importante sottolineare, prima di procedere oltre, che non esiste ancora nessun dato definitivo, ma solo forti tendenze, riguardo dati e risultati nella ricerca degli effetti positivi e negativi nell’uso della cannabis. Esistono spesso addirittura risultati discordanti ottenuti tramite differenti test, con l’ovvia conseguenza che saranno necessarie ulteriori e molteplici prove per arrivare a risultati univoci e inequivocabili.

 

Quali effetti producono?

Per modeste assunzioni di Thc si verifica uno stato di euforia e rilassamento, l’alterazione della percezione, anche temporale, si diventa più sensibili agli stimoli uditivi, visivi, olfattivi e tattili, si possono instaurare risate collettive e loquacità irrefrenabili (questi ultimi posso essere considerati effetti anche piacevoli, nda), si genera l’illusione di sentirsi parzialmente “diversi”, a volte più belli, più intelligenti, più “filosofi”, autogratificati, e quant’altro, anche se poi nella sostanza si è solo meno lucidi; per concentrazioni più elevate si producono addirittura allucinazioni, stati di ansia e panico acuti.

Si verifica anche un aumento del battito cardiaco del 20-50 % in pochi minuti e può durare fino a 3 ore circa. La pressione sanguigna aumenta se la persona è seduta e diminuisce se la persona è in piedi. La temperatura corporea si abbassa. Questi ultimi effetti descritti sono però innocui per ragazzi in buona salute.

Un altro effetto, solo apparente, è credere di avere maggiore abilità motoria, ma in realtà è esattamente il contrario.

Guidare sotto l’effetto di queste droghe potrebbe non essere estremamente rischioso, infatti, in genere, si guida più lentamente, ma spesso si associa anche l’assunzione di alcolici creando un potenziamento reciproco degli effetti negativi, oltre a quelli illusoriamente positivi.

Un ulteriore effetto negativo è la diminuzione di concentrazione (legata ai fenomeni appena citati), di capacità di apprendimento e di memorizzazione. Questi fenomeni sono forse ancora più pericolosi se si pensa che gli spinelli sono consumati soprattutto da adolescenti, con una conseguente, possibile e grave, maturazione psicologica ritardata.

Fin’ora abbiamo osservato gli effetti causati dall’assunzione saltuaria di Thc, per brevi periodi e per bassi dosi, di seguito, invece, descriveremo quali sono gli effetti che si generano per un uso cronico della cannabis.

Cavie da laboratorio hanno dimostrato che per elevate concentrazioni di Thc si manifesta un indebolimento del sistema immunitario, ma differenti studi hanno smentito, invece, la possibilità che soggetti HIV-positivi siano più facilmente portati a contrarre l’AIDS in conseguenza di una continua assunzione di questo principio attivo.

Per quanto riguarda l’apparato respiratorio? Anche in questo caso i dati non sono certi e ben definiti.

Sono stati effettuati alcuni studi da ricercatori del Frenchey Hospital di Bristol (Gran Bretagna), da ricercatori di Tucson (Arizona, USA) e soprattutto presso l’UCLA, University of California Los Angeles, vi è stato condotto il più importante.

Si è verificato che la marijuana può provocare danni ai polmoni simili, se non in alcuni casi peggiori, a quelli provocati dal semplice tabacco. Questo perché il fumo di tabacco e di marijuana sono virtualmente identici, anche se in realtà ci sono alcune differenze: la presenza di nicotina nel tabacco e di cannabinolo nella marijuana, e soprattutto nel modo di fumare.

Chi fuma la marijuana, in genere, inspira più in profondità e trattiene molto più a lungo il respiro, con la possibilità che si provochino lesioni polmonari anche gravi. Inoltre, gli spinelli sono fumati senza filtro, quindi rilasciano una maggiore quantità di catrame (circa il 40 % in più) e monossido di carbonio con la conseguenza che il fumatore abituale di marijuana ha più tosse e catarro. In più, il fumo di marijuana danneggia le difese immunitarie del sistema respiratorio (peggioramento del 35 % circa) con ovvie implicazioni sulla possibilità di infezioni.

Per esaltare il confronto tra fumo di tabacco e marijuana si può affermare che tre spinelli al giorno equivalgono, circa, ad un pacchetto di normali sigarette, sfatando il mito che la marijuana non abbia effetti nocivi sull’apparato respiratorio. Addirittura, l’uso frequente di marijuana sembra possa portare anch’esso alla generazione di tumori nelle vie respiratorie.

Un altro effetto indotto, anche se su una bassa percentuale di soggetti, è la diminuzione di produzione di testosterone e di spermatozoi, e disturbo del ciclo di ovulazione femminile.

L’utilizzo di marijuana durante la gravidanza può portare, come dimostrato da alcuni studi (anche se pochi), ad una diminuzione del peso alla nascita del bambino, ma sembra avere un effetto minore rispetto a quello provocato dal semplice tabacco. Un effetto più certo è, invece, la diminuzione delle funzioni cognitive, della soglia di attenzione e delle capacità mnemoniche durante i primi anni di vita (addirittura per i primi 10 circa) dei bambini nati da madri assidue consumatrici di marijuana. Un ultimo effetto è il possibile insorgere di leucemie, gliomi, tumori muscolari, e altri, situazioni verificate in un numero limitato di studi.

Come già accennato in precedenza, elevate dosi di Thc possono indurre stati confusionali, amnesie, allucinazioni, illusioni, stati d’ansia e agitazione. Sono però situazioni rare e scompaiono velocemente.

Esistono poi alcuni studi svedesi secondo i quali l’uso di cannabis può presentare delle associazioni con la schizofrenia, precisamente può provocare alcuni peggioramenti in individui malati ma non può indurre il nascere della schizofrenia in individui sani.

Infine, la mortalità causata dall’assunzione di sostanze contenenti Thc è estremamente bassa, soprattutto se comparata ad altre droghe comunemente assunte, ma anche in questo caso è bene effettuare ulteriori sperimentazioni.

 

Provocano dipendenza?

Certamente sì! Ormai è stato più volte dimostrato scientificamente che l’effetto estremo può essere la dipendenza, ma questa conseguenza è alquanto rara. È una situazione che si instaura, generalmente, in individui soggetti già a dipendenza da alcool o altre droghe (anfetamine, allucinogeni, psicostimolanti, sedativi e oppiacei), o comunque in soggetti che fanno un uso abbondante dei derivati della cannabis. Un’ulteriore categoria particolarmente portata verso la dipendenza è quella degli adolescenti, con tutte le conseguenze sopra descritte.

Indicativamente la marijuana provoca dipendenza su soggetti che ne fanno uso abituale con un’incidenza del 10 %, l’alcool del 15 %, gli oppiacei (eroina, metadone, morfina, e altri) del 23 % e la nicotina del 32 %.

Inoltre, attualmente non esistono prove che dimostrino che l’uso di cannabis da parte di adolescenti provochi poi il conseguente passaggio ad altre droghe più pesanti, o almeno questo passaggio, se c’è, è causato da particolari contesti sociali o situazioni psicologiche dell’adolescente non direttamente riconducibili al cannabinolo.

 

Hanno delle utilità terapeutiche?

Oltre all’utilizzo della canapa indiana per la produzione di tessuti, suoi derivati sono utilizzati da anni in medicina.

Sono allo studio utilizzazioni del Thc (che ricordiamo essere il principio attivo della cannabis) in diversissime situazioni, ecco alcuni tra gli esempi più importanti.

Il Dipartimento di Neurochimica dell’Università di Londra sta verificandone gli effetti nell’utilizzo contro spasmi muscolari per malati di sclerosi multipla, e in particolare l’Ospedale Derriford di Plymouth (Gran Bretagna) sta coinvolgendo circa 650 pazienti nella sperimentazione.

Si sta verificandone l’efficacia come antiemetico (cioè rimedio contro il vomito) per pazienti sottoposti a chemioterapia, anche se in alcuni casi sono più efficienti medicinali a base di serotonina, e come antidolorifico in molte altre malattie (agendo a volte più efficacemente della morfina), ma con il solito problema degli effetti collaterali.

A proposito di questo problema, si stanno studiando, grazie all’ingegneria genetica, nuove sostanze che possano sfruttare l’azione positiva del Thc eliminandone gli effetti indesiderati (ad esempio: paranoia, allucinazioni e depressione).

L’Università di Madrid, invece, sta verificandone gli effetti come cura per i gliomi maligni cerebrali, tumori di cellule legate ai neuroni, effettuando dei test su topi da laboratorio. È bene precisare che i risultati ottenuti a riguardo sono estremamente positivi, circa il 25 % delle cavie è guarita e il 50 % ha raddoppiato la sopravvivenza media. Inoltre, non si sono presentati i tipici effetti collaterali della marijuana (riportandone altri rispetto a quelli precedentemente citati: euforia, amnesia, coordinazione motoria alterata, variazione dell’umore e ipotensione) perché si agisce su recettori che non sono gli stessi che attivano gli effetti collaterali.

La cannabis ha inoltre proprietà analgesiche e come stimolatore della fame.

Come analgesico ha degli effetti positivi ma la codeina, ad esempio, ha qualità superiori e soprattutto non provoca gli effetti indesiderati della Thc (studio del Queens Medical Center di Nottingham, GB).

Per combattere la perdita d’appetito sembra prospettare buoni risultati ma non si possono tralasciare i più volte citati effetti collaterali.

Purtroppo non esistono ancora dati certi sull’efficacia del Thc in medicina, ma a breve arriveranno probabilmente alcune conferme o smentite.

 

  

- Infine, suggeriamo alcuni siti internet dove poter raccogliere utili e interessanti informazioni riguardanti il mondo delle droghe, non solo leggere.

 

The Lancet: rivista medica inglese di fama internazionale. Digitate la parola marijuana e verranno elencati molteplici articoli di interesse e rigore molto elevato.

Per accedere alla lettura degli articoli e dei documenti è necessario iscriversi (iscrizione gratuita)

http://www.thelancet.com

 

NewScientist: rivista scientifica inglese di fama mondiale. La pagina web è dedicata esclusivamente all’argomento “marijuana” ed è continuamente aggiornata con ultime notizie e dati medici.

www.newscientist.com/hottopics/marijuana

 

Marijuana and Medicine: link ad un documento on-line prodotto da “The National Academy of Sciences” americana. Scorrendo le varie pagine del testo si possono ritrovare e approfondire gli argomenti esposti più sinteticamente sul sito di “The Lancet”.

www.nap.edu/readingroom/books/marimed

 

EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction): Osservatorio internazionale europeo destinato alla raccolta, diffusione e studio di dati inerenti al tema della droga. Esistono dati tecnici, testi di leggi, collegamenti a siti specializzati e molto altro. Il sito è essenzialmente in inglese ma esistono anche sezioni tradotte in italiano.

http://www.emcdda.eu.int/

 

Tempo Medico: portale ricco di articoli tematici di carattere quasi esclusivamente medico. Di particolare interesse la sezione “News”.

www.tempomedico.it

 

Punto Focale: riferimento italiano della rete che collega tra loro diverse istituzioni competenti in materia di droghe e tossicodipendenza. È il riferimento italiano dell’EMCDDA.

http://www.welfare.gov.it/puntofocale/Home.html

 

Ricco portale pieno di notizie e documenti con tema principale le droghe, affrontato da un punto di vista medico, giornalistico, politico e legislativo. Chiaramente schierato a favore della liberalizzazione delle droghe leggere e dell’uso delle droghe in ambito medico.

www.fuoriluogo.it

 

Osservatorio nazionale sulle droghe, sulle risorse di prevenzione delle tossicodipendenze e sulle politiche italiane in materia di sostanze stupefacenti, psicotrope e psicoattive.

www.retecivica.mi.it/drogasuweb

 

ACT (Associazione per la Cannabis Terapeutica): associazione che lotta per veder riconosciuto in Italia il diritto all’utilizzo di farmaci a base di estratti o derivati della cannabis. Sono presenti numerosi riferimenti a ricerche mediche italiane e internazionali, ma non esiste uno spazio dedicato a studi che invece mostrino gli effetti nocivi dell’uso della cannabis.

medicalcannabis.it

 

Ministero dell’Interno/Direzione Centrale per i Servizi Antidroga: portale contenente informazioni di carattere legislativo e limitatamente di carattere medico. Esiste una descrizione sintetica delle droghe più comuni nella sezione apposita denominata “Le droghe”.

http://www.interno.it/sezioni/attivita/sicurezza/dip_ps/articolo.php?idarticolo=15838

 

Aprile 2002

 

Luca Derosa

 

* Per la precisione, la canapa appartiene alla famiglia delle cannabacee o cannabinacee appartenente a sua volta all’ordine delle urticali. La maggior parte dei botanici considera poi la canapa suddivisa in tre diverse specie: cannabis sativa, cannabis indica e cannabis ruderalis. Esiste, infine, una minoranza di botanici che considera come unica specie la cannabis sativa, suddivisa in sue sottospecie: sativa e indica.

 

 
     

 

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