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- Acc... era solo un miraggio -

Il miraggio non è uno scherzo della stanchezza, ma un effetto noto da tempo

 

Quante volte avremo visto, magari in televisione, la classica scena di alcuni uomini che, dispersi nel deserto dopo giorni di cammino senza speranza sotto un cocente sole, vedono in lontananza la tanto sognata oasi, composta da un paio di frondose palme, un piccolo laghetto, un soffice praticello e, perché no, anche un pozzo d’acqua fresca condito da un gruppo di liete danzatrici pronte ad alleviare le fatiche sin lì sopportate. Ma, come ben sappiamo, non appena essi si avvicinano, tutto scompare nel nulla e la dolce visione rivela la sua natura di miraggio.

Già, ma cosa è veramente un miraggio? Ebbene, al contrario di quanto si possa pensare, non è assolutamente un frutto della nostra immaginazione, bensì esso è un inganno portato a noi direttamente da Madre Natura e, più precisamente, è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari.

Per capire il fenomeno in discussione, è bene sapere che quando un’onda (e la luce del sole ne è un tipo particolare) attraversa una superficie che separa due diversi mezzi, l’onda stessa si divide in due nuove onde. La prima, che ritorna indietro, si chiama onda riflessa (tipica degli specchi) e forma con la normale alla superficie un angolo theta_1, detto angolo di riflessione, uguale all’angolo di incidenza theta_i. La seconda, invece, si propaga nel nuovo mezzo con una nuova direzione che forma con la normale già citata l’angolo theta_2.

 

 

L’olandese Willebrad Snell von Royen, all’inizio del 1600, introdusse il cosiddetto “indice di rifrazione” definito come il rapporto tra il seno degli angoli theta_itheta_2, costante in un mezzo omogeneo.

In una tipica giornata sahariana, notoriamente molto calda, il reirradiamento da parte del suolo porta gli strati bassi dell’atmosfera ad una temperatura superiore rispetto a quella presente negli strati alti. Il raggio solare percorre, pertanto, un mezzo non più omogeneo, ma con un indice di rifrazione variabile, che produce un progressivo incurvamento del raggio stesso.

 

 

Quando siamo vittime di un miraggio, il raggio viene tanto incurvato che la sua traiettoria sfiora il suolo e, rialzandosi senza toccarlo, giunge ai nostri occhi come se provenisse dal basso, in lontananza: proprio ciò che accadrebbe se davanti a noi si trovasse uno specchio d’acqua che riflettesse verso di noi la luce solare.

Ecco dunque spiegato il bagliore che inganna gli intrepidi esploratori che affrontano le insidie del Sahara.

Quindi, se qualcuno di voi si volesse avventurare, sappia che, qualora lungo il cammino vedesse l’agognata oasi con tanto di verdi palme e, soprattutto, di allietanti danzatrici a ventre scoperto, cominci a correre: certamente di miraggio non si tratterà!

 

Novembre 2002

 

Fabrizio Rosati

 

 

 
     

 

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