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Associazione Culturale Micene

- Parole in Movimento -

           
 

 

 

 

   

 

- Perchè leggere? -

 

<<È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante>>.
Eh già: la volpe ha proprio ragione quando dice queste parole al Piccolo Principe.
È il tempo che si spende per fare qualcosa, per una persona, che rende quella cosa o quella persona così importante!
Il Tempo: l’invenzione più preziosa che esista al mondo.
Chi non può concordare con le parole della volpe amica del Piccolo Principe?
Non è forse vero che tutti rincorriamo il Tempo in ogni dove?
Non è forse vero che tutti desidereremmo averne sempre di più per sbrigare tutte le faccende che ogni giorno si accumulano una sull’altra, togliendoci il respiro?
Non è forse vero che due innamorati non passano le ore che li separano, nella speranza che trascorrano in fretta e si lamentano, perché nel momento in cui le vivono sono sempre troppo brevi?
Il Tempo è il regalo più prezioso e più costoso che si possa fare a qualcuno. Non si può vendere, non si può comprare. I soldi non c’entrano nulla. Lo si può solo regalare.
Chiedete a un anziano che si sente solo se non vorrebbe che il suo nipotino trascorresse almeno un’oretta alla settimana in sua compagnia!
Chiedete a una moglie innamorata se non vorrebbe che suo marito le dedicasse più tempo di quanto gliene riserva!
Chiedete a un bambino se non vorrebbe che tutto il tempo di un adulto fosse rivolto interamente a lui!
È vero: il tempo è un gran dono da fare! Ma non lo si può solo regalare agli altri. Lo si può regalare anche a se stessi.
Anzi, lo si deve regalare anche a se stessi!
E quale modo migliore di impiegare il tempo che ci si regala se non con un buon libro?
<< Che noia: un libro fitto fitto di parole! Nemmeno un’immagine! Solo fiumi d’inchiostro e macchie nere che scorrono per pagine e pagine. Leggere è una perdita di tempo!>> dirà qualcuno.
Era pressappoco quel che diceva Alice, prima di addormentarsi e visitare il Paese delle Meraviglie.
Eppure, un libro, non è solo questo. Un libro non è solo un cumulo di pagine che si susseguono – pare – all’infinito, riempite di brevi o lunghe macchie nere, di noiose strisce d’inchiostro.
Un libro non deve contenere per forza delle illustrazioni per non essere noioso.
Un libro ha il potere di far ridere, di far piangere, di far riflettere, di far immaginare, di far battere il cuore, di far viaggiare e visitare nuovi luoghi, ma soprattutto, un libro, è, al di là di ogni previsione e immaginazione, il miglior mezzo di socializzazione.
<< Com’è possibile? Quando si legge un libro si sta in silenzio e da soli. Come può dunque, un libro, essere uno strumento di socializzazione?>>.
Questa è la domanda che quasi tutte le persone mi fanno.
La risposta che do io è che leggere un libro significa conoscere un mucchio di gente!
Di chi si conosce si può essere amici, nemici, semplici conoscenti, ma la socializzazione è inevitabile!
Pensate al primo libro che vi viene in mente, a quello che preferite.
Quanti, descrivendolo a un amico, cominceranno a descrivere il luogo in cui si svolge la vicenda narrata, quanti sono i personaggi, chi sono e cosa fanno, chi è il protagonista, chi è l’antagonista…
Quanti si accorgeranno però che tutti quei personaggi corrispondono a persone?
Esistenti o meno, quei personaggi sono persone.
Sono uomini, donne, bambini. Hanno dei nomi, delle fisionomie, una personalità, un carattere. Nascono, muoiono. Si vestono, mangiano, dormono, amano, piangono, ridono, soffrono, si ammalano, guidano, litigano, uccidono, picchiano, indagano, vanno a cavallo, hanno dei cani.
Alcuni hanno una casa, altri, meno fortunati, non hanno che un angolo di strada o una panchina.
Tutti pensano, parlano, si muovono.
Tutti hanno un passato, un presente e un futuro. Ognuno ha una sua storia personale, che s’intreccia con le storie delle persone che lo circondano.
E un lettore non entra forse in contatto con questi individui? Non s’intreccia forse la sua storia con quelle dei personaggi di cui sta leggendo?
Non comincia pian piano a conoscere ognuna di quelle persone, la loro storia, il loro modo di affrontare la vita, il loro personalissimo modo di parlare, gesticolare, imporsi al mondo?
A chi non è mai capitato, leggendo un libro, di identificarsi con un personaggio o di prendersela perché non condivide l’atteggiamento di uno di loro?
A chi non è capitato di commuoversi per la sorte della piccola fiammiferaia?
A chi non è capitato di suggerire all’investigatore quell’indizio che sembra essergli sfuggito?
A chi non è capitato di stizzirsi per la disonestà di Don Rodrigo o di provare ribellione per la stupidità delle faide tra le famiglie di Romeo e Giulietta?
A chi non è capitato di sperare che Pinocchio riuscisse ad uscire dalla pancia della balena?
Tutto questo accade, perché il lettore si riconosce nei personaggi; perché nelle loro storie rivive frammenti della propria: il dolore per la perdita di qualcuno, la speranza che una brutta situazione possa risolversi, la tristezza per la solitudine, la rabbia per l’incomprensione…
Accade a coloro che si fanno amici di quei personaggi e che, tra le pagine del libro che hanno per le mani, leggono la vita e la personalità di quei nuovi compagni di viaggio.
Sì, perché sono compagni di viaggio, i protagonisti di un libro!
Anche se non esistono fisicamente, ci accompagnano nella vita di tutti i giorni, c’insegnano che a volte è meglio avere pazienza, che a volte è meglio andarsene, partire e lasciarsi tutto alle spalle. Oppure insegnano che bisogna arrabbiarsi, che si può sperare, che ci si può comportare con bontà d’animo ed essere <<sempre gentile, perché tutti quelli che incontri combattono una dura battaglia>>**.
A volte, ci mettono davanti agli occhi scelte e decisioni che non condividiamo e ci rassicurano, a modo loro, sui nostri atteggiamenti.
Quante persone sto conoscendo grazie ai libri! Quanta esperienza sto acquisendo grazie a loro!
Ho decine di nuovi amici, di cui approvo e stimo le scelte; di alcuni ammiro fortemente il coraggio; provo antipatia per qualcuno, per altri provo tristezza, per altri ancora compassione.
Ma ogni persona che conosco grazie alle pagine di un libro, come ogni persona che incontro e conosco nella vita reale, m’insegna qualcosa, mi arricchisce, mi mostra un nuovo punto di vista, una nuova prospettiva, nuove vie da poter seguire, oppure proprio le vie che è meglio evitare.
E m’insegna ad avere pazienza, perché non si può mai conoscere il trascorso di una persona che si è appena conosciuta e certe volte potremmo reagire in modo superficiale e impulsivo, ferendo i sentimenti di qualcuno, solo perché non abbiamo avuto la pazienza di capirlo o di starlo ad ascoltare.
Mi insegna ad avere fiducia nel prossimo e nella vita. Mi insegna l’ottimismo, l’amore e il rispetto. Mi insegna che alcuni non ce la fanno e scelgono strade tristi, ma che altri, più forti, decidono di sfidare la vita e combattono fino alla vittoria.
Perché leggere, dunque?
Per imparare. Non le cose che insegnano a scuola, non per dovere o obbligo, non per cultura.
Leggere, per imparare a vivere! Per imparare che non tutti reagiscono alla vita nello stesso modo. Leggere, per conoscere gente, per farsi nuovi amici, per avere esempi positivi e coraggiosi di comportamento, per sfuggire esempi inopportuni e inetti.
Leggere per fare amicizia.
Leggere per gioire, soffrire, condividere, pensare, provare ad imitare, impegnarsi a non imitare.
Leggere per vivere.
Ecco perché quando arrivo all’ultima pagina di un libro mi sento quasi ferita nell’animo: perché mi sembra quasi di perdere gli amici che ho conosciuto.
Ci sono libri che trasciniamo nella lettura, perché sono pedanti, di difficile comprensione, scritti in un italiano poco scorrevole. Alcuni però li trasciniamo, perché non vorremmo finissero mai! Sono quei libri che ci hanno lasciato qualcosa dentro, che hanno impresso in noi delle emozioni, delle sensazioni, delle idee o dei pensieri.
Arrivare all’ultima pagina di un libro, chiuderlo e riporlo sullo scaffale da cui l’abbiamo tolto, o riportarlo in biblioteca, è un po’ come accompagnare un caro amico alla stazione e vederlo allontanarsi lentamente, mentre ci saluta dal finestrino. Possiamo rincorrere il treno, ma sparirà lo stesso.
Tuttavia, come l’amico ha lasciato un’impronta nel nostro cuore, come noi lo ricorderemo nonostante le distanze, così un libro lascia in noi una traccia. I suoi attori lasciano in noi un esempio e, pur se riporremo il libro su una mensola, ciò che abbiamo conosciuto e chi ci ha insegnato quelle cose, resterà nel nostro cuore e nei nostri ricordi e contribuirà a formare il nostro futuro e la nostra storia.
Ecco dunque perché leggere.
Per vivere.
Leggete! Vivete!
E soffrite piacevolmente ogni volta che voltate l’ultima pagina di un libro, perché ne vorrete subito sfogliare un’altra, per incontrare altra gente, farvi nuovi amici e realizzare nuove esperienze!
Buona lettura a tutti, quindi! E buone amicizie!

P.S. Siete di quelli che odiano la lettura? O fate parte di coloro che la adorano? Siete di quelli che dicono di non aver mai tempo per leggere? Di quelli che non riescono mai a finire il libro che hanno iniziato? Di quelli che non hanno voglia di leggere? Di quelli che credono che leggere non serva e sia una noia insostenibile?
Vi consiglio 138 pagine di tutto quello che pensate e di tutto quello che non pensate: Daniel Pennac, Come un romanzo.
Prima di leggere qualsiasi romanzo, saggio, raccolta di poesie…sfogliate questo libricino e poi fatemi sapere cosa ne pensate!

Romy Carminati

 

** = Katrina Kittle, Poche cose per il tuo viaggio, Sonzogno, Milano 2000

   
     

 

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