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Associazione Culturale Micene

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- Cinquant'anni della nostra storia -

 

Ora tutti a dire che la televisione ha accompagnato gli italiani verso una crescita collettiva e culturale senza precedenti nella storia: indubbiamente è vero, tuttavia è altrettanto vero che gli italiani guardano pochissimo la televisione. Il lavoro impedisce loro di assistere alla quasi totalità delle fasce d’ascolto giornaliere, e sarebbe corretto soffermarsi su questo, che è un oggettivo dato di fatto. Ma il vero matrimonio non è quello tra televisione ed utenti, piuttosto fra televisione e solitudine personale: una relazione vecchia di 50 anni che purtroppo non si trascina avanti stancamente anzi dà l’impressione di poter continuare ancora. Una compagna comunque invadente, a volte ciarliera, rissosa, cattiva e volgare: ma come, vorreste come compagna una tipa così? Eppure non sappiamo distaccarcene. “Les italiens!”
Ed ora un breve riassunto dei 50 anni precedenti. Non vuole essere “il meglio di….”, piuttosto una carrellata alfabetica (soggettiva) di alcuni significativi momenti del primo mezzo secolo della televisone italiana.

ANNUNCIATRICE. Dal solenne proclama di Fulvia Colombo (3 gennaio 1954) al dito nell’occhio di Barbara Matera (e le altre): il ruolo, come si vede, ha perso l’austerità e il rigore che agli inizi caratterizzava le cosiddette “signorine buonasera”. Professione che la neotelevisione ha drasticamente ridotto, relegando le brave (e in qualche caso belle) annunciatrici in pochi spazi giornalieri, predefiniti. Nicoletta Orsomando è stata certamente la più famosa, regalando ai telespettatori 40 anni di annunci, ora austeri, a volte spiritosi nello sguardo. Eleonora Brigliadori oltre vent’anni fa introdusse, nell’allora Fininvest, maggior brio al quale la Rai si sarebbe col tempo adeguata, sino alle recenti lacrime d’addio di Alessandra Canale. Meritano una citazione tre annunciatrici Rai prematuramente scomparse: Emma Danieli, Roberta Giusti, Beatrice Cori.

BEATO TRA LE DONNE. Trasmissione Rai in onda negli anni Novanta. Il primo presentatore fu Paolo Bonolis nell’estate 1994. Una serie di belli di turno dovevano gareggiare davanti ad una platea rigorosamente femminile in varie prove (anche di spontaneità): se un concorrente non andava a genio, l’impietoso giudizio delle signor(in)e presenti in studio lo buttava letteralmente in acqua… Si imponeva il migliore, che spesso coincideva col fusto di turno ma non necessariamente col più anziano dei giovanotti. Programma di grande successo tra le trentenni ed oltre degli anni Novanta, ha dimostrato una volta di più che con le donne è impossibile bluffare, tanto la verità viene sempre a galla (come chi veniva buttato in piscina). La trasmissione di Rai uno è stata condotta pure da Carlo Conti.

COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE. Di e con Piero Chiambretti, anno 1988, RaiTre. Il presentatore torinese era al massimo della forma creativa per la Tv, come dimostra bene la felice riuscita di questo programma. Nato da una idea semplice: Chiambretti scorazzava in lungo e in largo l’Italia alla ricerca di persone comuni presso le quali farsi ospitare per poter passare una mezz’oretta in loro compagnia, attorno alle 20. Non si cercavano nuovi divi, soltanto mostrare la casa di “ordinary people and their ordinary lives”, casa peraltro messa a soqquadro ma non stravolta da tecnici e autori del programma che non si mostravano come inarrivabili star. La trasmissione andava in onda in diretta ogni sera feriale (tranne il sabato) ottenendo un buon successo, soprattutto di critica.

DOMENICA IN. Il primo “contenitore” della tv italiana, nato nel 1976 per scoraggiare gli italiani dall’uscire la domenica pomeriggio (si era in tempi di crisi energetica) per invitarli a seguire l’indimenticato Corrado, conduttore delle prime tre edizioni del programma di RaiUno lungo, oggi come allora, sei ore. A Mantoni seguirono 6 annate con Baudo nelle quali molto spazio era dedicato alla cultura (dal teatro, alla saggistica, sino alla pittura!), oltre che all’intrattenimento più leggero.
Nel 1985 fu la volta di un conduttore oggi dimenticato, Mino Damato, che si ricorda per una passeggiata sui carboni ardenti, mai più bissata. Per 17 anni, poi, (dal 1986 al 2003) “Domenica in” è stata esempio di svago e di giochetti, totale disimpegno (ma per chi conduceva: dalla Carrà alla Venier, da Frizzi a Conti). Con Bonolis, da qualche mese, una virata verso il pensiero.

EDIZIONE STRAORDINARIA. Quando appare questa scritta sullo schermo, cattive nuove in arrivo. La prima ‘straordinaria’ non fu però per un evento luttuoso: datata 1960, era in realtà uno speciale sulle elezioni amministrative di quell’anno. Le più (tristemente) note sono datate 1968 per la Primavera di Praga, 1978 per il rapimento di Aldo Moro, 1980 per il terremoto in Irpinia, 1991 per l’inizio della 1^ guerra del Golfo. Per quest’ultima occasione Mediaset, con Emilio Fede, arrivò, per la prima volta, più puntuale della Rai, cosa accaduta diverse volte da allora, compreso l’11 settembre 2001. Le ‘straordinarie’ (che hanno il motivo musicale più velocizzato,di norma) restano un momento di grossa tensione ed emotività sia per i conduttori che per i telespettatori, e furono frequentissime durante gli anni di piombo.

FESTIVAL DI SANREMO. E’ l’evento televisivo per antonomasia, quello che reca ai taciturni liguri un momento di notorietà nazionalpopolare che sopportano con rassegnazione. Nato come festival radiofonico di canzoni (1951) è passato nel ’55 sotto l’egida della Tv che decretò subito l’allontanamento di Nunzio Filogamo perché ritenuto poco telegenico. Baudo e Bongiorno l’hanno condotto 11 volte, anche se Mike spesso negli anni ’70, i più bui della manifestazione.
La canzone è via via passata in secondo piano: e così si sono creati, negli anni, gruppi collettivi di ascolto tra amici nei quali si finiva sempre per rimpiangere il passato (infatti ora sono in disuso).
Dalle prime, ingessate, conduzioni, si è giunti agli effetti speciali di Fazio (anni 1999 e 2000) ma il ‘Festivalone’ miracolosamente, fa sempre paura a tutti gli aspiranti in gara.

GRANDE FRATELLO. Dieci aspiranti alla notorietà, uomini e donne, vengono ‘rinchiusi’ in uno studio televisivo spacciato per casa e spiati dalle telecamere: questo, a grandi linee, il plot del più grande successo di Mediaset. Ogni settimana il pubblico da casa può ‘nominarne’ uno, che poi verrà eliminato. L’ultimo che resiste, ha vinto. Un’idea non originale (come molte dei network nazionali) che partì quasi in sordina il 14 settembre 2000: tre mesi dopo Taricone, La Rosa, Pievani facevano letteralmente impazzire gli italiani che vedevano in loro autentici eroi nazionali. Col tempo l’isteria collettiva si è un po’ calmata, ma intanto la televisone è cambiata definitivamente. Odiato o amato, senza mezze misure. I momenti intimi tra i protagonisti hanno dimostrato che, piaccia o no, l’italiano di inizio XXI secolo tende al voyeurismo.

HEIDI. Cartone animato giapponese trasmesso da RaiUno nel 1978, e più volte replicato da altre reti. A distanza di quasi trent’anni, rimane un, anzi “il” punto di riferimento culturale per moltissimi ultratrentenni odierni, apparentemente adulti ma in realtà preda della sindrome di Peter Pan nella quali li ha cacciati questo programma. Si racconta la storia di una bambina, orfana, e della sua vita serena in un villaggio delle Alpi svizzere: vita che dovrà abbandonare per recarsi in Germania a diventare compagna di giochi di una sfortunata bimba, Clara. Quest’ultima, ringalluzzita dalla presenza della giovane montanara, col tempo, miracolosamente, guarirà. E Heidi tornerà alle sue amate montagne. Fu, neanche a dirlo, un clamoroso successo di pubblico, compresa la sigla.
Ha ispirato persino tesi di laurea.

INTERVALLO. Di gran lunga il momento più poetico della storia della televisione pubblica italiana: la musica settecentesca del Paradisi accompagnava dapprima pecore al pascolo nella campagna maremmana, quindi (dal 1962) superbi panorami di metropoli e cittadine d’Italia. Note riposanti, struggenti, che nel contempo potevano inquietare per la sua bellezza. Andava in onda in occasione di buchi di programmazione, più spesso se saltavano i collegamenti con altre località, a volte dopo le ‘straordinarie’ dei Tg. Col tempo si è preferito passare direttamente a trasmissioni che raccontassero le bellezze dello Stivale: e così, l’ultima messa in onda dell’intervallo Rai (autunno 1991) ha decretato la fine della paleotelevisione italiana. Nel biennio 1990-91 RaiTre mandò in onda un singolare intervallo, con le vedute delle degradate periferie urbane italiane.

LUCIGNOLO. Trasmissione giornalistica di Mediaset, in onda su ItaliaUno dal 2003.
Mandata in onda dopo le 23, si è distinta per inchieste giornalistiche sui generis, ben lontane da quelle di uno Zavoli nei decenni passati. E così una notte in discoteca con o senza presunti ‘vip’, nani e ballerine, diventa un pretesto per mostrarci personaggi noti impegnati in serate tutte uguali, movimenti sempre ripetitivi, che alla lunga appaiono stucchevoli. Il compleanno del calciatore Vieri ripreso dalle telecamere è probabilmente il momento più noto di questa giovane trasmissione, molto spesso urlata e discutibile. Il programma fa il verso al TV7 di RaiUno ma i risultati sono tutt’altro che irresistibili: merita comunque una segnalazione, per far capire la logica di un certo giornalismo ammiccante. Non ha una collocazione fissa nel palinsesto.

MEDIASET. E’ il principale gruppo televisivo italiano privato: raggruppa Canale5, Italia 1 e Rete 4 ed ha questa denominazione dalla fine del 1995, a seguito della riorganizzazione avvenuta in Fininvest. Per il gruppo della famiglia Berlusconi gli anni ’90 sono stati quelli della consacrazione dopo la decennale rincorsa alla Rai, che comunque si è sempre mantenuta prima negli ascolti.
Mediaset si caratterizza per un’informazione poco ufficiale, non certo dissonante con il proprio editore ma con qualche caso di indipendenza,sempre più isolato. Mediaset ha sempre privilegiato il totale disimpegno (o quasi) nella propria programmazione, ottenendo notevoli seguiti con programmi quali “Drive In”, “Striscia la notizia”, “Mai dire gol”, “Le iene” e, da ultimo, il “Grande Fratello”. Cartoni animati, film,e soap-opera tra i cavalli di battaglia del gruppo.

NOVANTESIMO MINUTO. Programma sportivo di RaiUno, ideato da Paolo Valenti e Maurizio Barendson nel 1970. La conduzione di Valenti, professionale ma arguta al tempo stesso, viene oggi ricordata per essere stata una sorta di ‘teatrino della domenica’: inviati come Tonino Carino facevano sorridere, tanto da far passare in secondo piano le immagini degli incontri di calcio. Dopo la morte di Valenti, avvenuta nel 1990, si sono alternati alla conduzione del programma (che ha mantenuto intatto il suo largo seguito) Fabrizio Maffei e Giampiero Galeazzi . Dalla stagione 2003-04 è condotto dalla giornalista Paola Ferrari, facendo abbondantemente rimpiangere i suoi predecessori. Sino alla stagione 1998-99 “90° Minuto” era la prima trasmissione a far vedere i gol delle partite della serie A calcistica.

OROSCOPO. “Tutte le vecchie realtà sono finite”, cantava Jovanotti poco dopo la caduta del muro di Berlino. In realtà l’oroscopo televisivo già da qualche anno era in onda (su Rai2) dopo un lunghissimo ostracismo visto che la magia e l’astrologia non era certo apprezzata nella paleotelevisone didattica. E non è detto che non fosse un male, visto il proliferare di sedicenti maghi avvenuto appunto dagli anni Novanta in poi. Il primo astrologo fu Fornicoli appunto su RaiDue, una ventina d’anni or sono: col tempo l’oroscopo è divenuto presenza fissa delle trasmissioni di intrattenimento, soprattutto a fine anno quando si “pronosticano sviluppi decisivi” (come cantava Sergio Caputo). Il rullo informativo di Canale 5 “Prima pagina” in onda ogni mattina dalle 6 alle 8 ha sempre dato spazio alle previsioni astrologiche del giorno.

PROCESSO ALLA TAPPA. Trasmissione sportiva dedicata al Giro d’Italia, in onda dal 1962 al 1970 sul Programma Nazionale, ideata e condotta da Sergio Zavoli. Uno dei programmi più innovativi della storia televisiva dedicato allo sport che è tuttora secondo solo al calcio come popolarità, il ciclismo. Fatti e risultati delle varie frazioni della gara a tappe ciclistica venivano commentati a caldo coi protagonisti: ciclisti, direttori sportivi, massaggiatori, giornalisti. Vito Taccone, il famoso corridore abruzzese, era ospite praticamente fisso della trasmissione, dotato di un animus pugnandi non comune. Per aver detto la parola ‘casino’ Felice Gimondi fu cacciato da Zavoli durante una puntata del Giro 1966. Con questo nome è stata riproposta la trasmissione dal 2000, su RaiTre, condotta da De Zan, Ferretti, Bulbarelli e Galeazzi nell’ordine.

QUELLI DELLA NOTTE. Come dire: diamo lustro al cazzeggio tra amici… Questa semplice idea si rivelò molto fortunata per Renzo Arbore ‘and his friends’, tanto che ancora oggi è rimpianta da molti critici e telespettatori dai capelli brizzolati. Andata in onda durante la primavera 1985, inaugurò anche la seconda serata televisiva che sino ad allora era rimasta del tutto ignorata.
Trasmissione trampolino di lancio per molti personaggi dello spettacolo quali Frassica, Catalano, la Laurito, Simona Marchini che avrebbero conosciuto popolarità negli anni successivi anche se solo Frassica l’ha mantenuta a lungo. Tanti simpatici personaggi anche se, a ben vedere, la comicità goliardica della banda Arbore è ormai roba d’altri tempi.

RAI. Radiotelevisione Italiana. Quante volte si è visto a questo marchio come sinonimo di garanzia! Da circa 15 anni, invece, le scelte dell’Ente radiotelevisivo di Stato appaiono talora discusse, visto che la logica dell’audience ha avviluppato anche il cavallo di viale Mazzini. La Rai resta mamma, come per tanto tempo si è detto: proprio per questo, l’affetto degli italiani è ancora presente, e le critiche (anche pesanti) che le sono state mosse lo dimostrano abbastanza bene. Certo, non bisogna dimenticare che la Rai è tuttora a stretto controllo pubblico, e che quindi la pressione politica è molto forte (eufemismo). Oltre ai tre canali generalisti, dal 1997 la Rai ha imbastito canali satellitari tematici, confluiti nel cosiddetto ‘pacchetto Sky’ nell’estate 2003. Per il cinquantenario della Tv la Rai ha in programma molte trasmissioni di ricordi e qualche novità.

STUDIO UNO. E’ forse ancora oggi il varietà più famoso della televisione italiana, per essere stato condotto, tra gli altri, da Mina, dalle gemelle Kessler, Don Lurio. Trasmesso dal 1961 e il 1966, incarna bene l’Italia del boom economico: allegra e spensierata quanto si vuole ma sotto sotto sempre la stessa (“Il sorpasso”, il film di Risi con Gassman, è coevo a Studio Uno). Grandi nomi dello spettacolo italiano ed internazionale si alternarono sul palco del Teatro delle Vittorie. Tra le ospitate più famose rimane quella di Totò nel ’65, per un duetto con Mina a dir poco storico e che infatti viene spesso riproposto dalla Rai, ancora oggi. Comicità, canzoni e soprattutto tanti balli per un varietà irripetibile nel quale avevano spazio tutti i divi dell’epoca. Durava soltanto 70 minuti, a differenza degli attuali show televisivi del sabato sera.

TELEMATCH. Quiz televisivo andato in onda sul Programma Nazionale nel 1957. Rappresentò uno straordinario successo, secondo solo, nei giochi a premi, a ‘Lascia o raddoppia?’.
Condotto da Enzo Tortora e Renato Tagliani con Silvio Noto, è il primo caso di ‘format’ importato dall’estero, per la precisione dalla Francia; non un’idea originale made in Italy, dunque, quella di far gareggiare due località del bel paese tra di loro in una serie di giochi. E’ anche il primo programma della storia televisiva dotato di collegamenti esterni. All’apparenza una sorta di programma strapaesano, in realtà molto di più: la conferma che il campanile è forse il maggior collante dell’Italia e il primo approccio verso la cosiddetta piazza che avrà altri momenti di fortuna e visibilità nazionale, ma per tutt’altri motivi.

UN DUE TRE. Il primo spettacolo leggero della televisone italiana e certamente tra i più fortunati. Si ricorda soprattutto per la presenza della coppia Tognazzi-Vianello anche se dapprincipio fu condotto anche da un’altra famoso duo della risata, Billi e Riva. Di certo il primo programma di satira, una satira spesso pungente ed anche cattiva come in un famoso episodio che prendeva di mira l’allora presidente della Repubblica Gronchi (episodio che causò l’allontanamento di Ugo e Raimondo). Un’impertinenza che non avrebbe avuto molti seguiti. Un modello di comicità che attingeva molto dall’avanspettacolo, ove si erano formati tutti coloro che passarono per il palco di ‘Un,due,tre’, e che si rivelò, a conti fatti, l’ingrediente principale per il successo della trasmissione.

VIAGGIO LUNGO LA VALLE DEL PO. “… alla ricerca dei cibi genuini”, continuava il titolo. Al giorno d’oggi la messa in onda di una trasmissione con questo titolo potrebbe essere considerata clientelare, forse: all’epoca (parliamo della stagione 1957-58) era invece il titolo di un’inchiesta scritta diretta e condotta da quel grande intellettuale e regista che fu Mario Soldati. Un Soldati fortemente intenzionato a scoprire usi e costumi (culinari) della più estesa valle italiana: dal Piemonte all’Adriatico, passando per le eterne rivali Piacenza e Cremona, alla ricerca di tante ghiottonerie. Messa così potrebbe sembrare un antesignano di ‘Linea Verde’, invece si tratta di un’organica inchiesta socioculturale che (vista oggi) fa scoprire, o riscoprire, un’Italia che non c’è davvero più. Una delle più famose trasmesse dalla Rai.

ZELIG. Programma satirico di Italia 1 prima, Canale 5 poi, trasmesso a partire dalla stagione 2000-01. La comicità di Zelig è letteralmente esplosa nel corso dell’inverno 2002-03, raggiungendo elevatissimi numeri in termini di audience. Tanti, se si pensa che il prodotto è obiettivamente di dubbio gusto e che le battute suscitano risate crasse, quelle meno profonde insomma. Una trasmissione che ha imposto (è il termine più adatto) Michelle Hunziker come conduttrice, e che soprattutto ha messo in luce il qualunquismo sempre strisciante in nome del quale il popolo italiano ride più volentieri. I riferimenti intimi – talora persino misogini – hanno lasciato molti dubbi e la stessa cosa si preannuncia per la prossima edizione, in cantiere. Con Zelig pare di essere tornati indietro di duemila anni, alla comicità dell’Impero Romano. Meglio la trasteverina attuale.

 

 

13 gennaio 2004

 

Matteo Cogorno

 

   
     

 

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